Nell’Impero dell’Arte

Lecce, sua maestà il barocco

Pur essendo l’ultimo capoluogo del versante adriatico che si proietta verso il misterioso Oriente, Lecce deve la sua notorietà artistica alla presenza dell’originale barocco: capriccioso, esuberante, giocoso, delicato come un vaporoso indumento che ricopre un corpo ambrato dal sole. Merito della morbida e plasmabile pietra locale. Ma anche dei tanti scalpellini che hanno arricchito il volto della città di mascheroni, cariatidi, puttini, canestri ridondanti di fiori e frutta. Un volto sorridente, che sorprende chi la visita. Personaggi leggendari ed episodi fantasiosi tramandati per magnificarne le origini, non cancellano le superbe testimonianze lasciate dalle popolazioni indigene: i Messapi (IX secolo a. C.), via via cancellati dalla politica espansionistica dei Romani, strateghi dell’urbanizzazione e dell’arricchimento architettonico di Rudiae, patria di Quinto Ennio, primo poeta romano. Due le testimonianze sopravvissute: l’Anfiteatro e il Teatro romano. Nel primo, costruito fuori del centro abitato tra il I e il II secolo d. C., si svolgevano giochi e combattimenti tra animali rivolti al popolo; il Teatro ospitava, invece, rappresentazioni destinate ad un pubblico più colto. Della stessa epoca e lo stelo della Colonna, gemella di quella esistente a Brindisi che segnava la fine della via Appia, sovrastata dalla statua di S. Oronzo, patrono della città.

Basilica di Santa Croce a Lecce
Basilica di Santa Croce

Col governo dei Normanni Lecce diviene capoluogo di contea e ospita personaggi amanti delle lettere e delle arti, oltre che profondamente devoti. Fra i tanti spicca Tancredi, fondatore del monastero con l’attigua chiesa dei SS. Niccolò e Cataldo, una delle più rilevanti espressioni dell’architettura normanna nel Salento. Pregevole e la triplice fascia del portale principale, con arabeschi e motivi d’ispirazione musulmana. Ha impronta militare l’attigua Torre di Belloluogo, dimora preferita dalla regina Maria d’Enghien, che amava pregare nella piccola cappella affrescata da scene che narrano la vita della Maddalena, o bagnarsi nella vasca situata nei sottostanti ipogei. La dimora, divenuta poco sicura, fu sostituita da Giovanni Antonio Orsini del Balzo nel 1419 con la poderosa Torre del Parco situata al centro di un’area verde tanto estesa da raggiungere le mura urbane e di cui un recente restauro ne ha svelato i suoi tesori interni.
In virtù di un altro restauro, è ora visibile da tutti il mastio e la torre mozza, d’impronta angioina, inglobata nell’edilizia del Castello Carlo V: soprattutto il primo è solido, maestoso, emergente, come si addice a un corpo di vedetta.
Archiviato il pericolo turco e proclamata nel 1539 dall’imperatore asburgico capoluogo della Puglia, Lecce entra nell’orbita del Viceregno spagnolo divenendo sede di importanti uffici periferici dello Stato, nonché residenza di funzionari, professionisti e aristocratici, abbellendosi e arricchendosi di palazzi e di edifici laici e religiosi. Inizia così lo sfoggio delle potenzialità decorative del morbido calcare che favorì la fantasia irrequieta e volubile degli scalpellini locali. I risultati? Sotto gli occhi: il bellissimo portale della chiesetta di San Marco, addossata al palazzetto del Sedile, di gusto rinascimentale; l’atrio interno di palazzo Loffredo-Adorno, sontuosa dimora del dinamico preside di Terra d’Otranto, Ferrante. Meno frivolo e più lineare è il monumentale Arco di Trionfo, con lo stemma asburgico. I segni che rendono singolare il barocco leccese sono scritti sulla facciata della Basilica di Santa Croce, autentico carosello di figure e simboli, figurazioni fantastiche, mensole antropomorfe, volti, tiare e giocosi puttini. Non è meno ricamata la facciata dell’attiguo Convento dei Celestini, il cui decoro è attribuito al prolifico Giuseppe Zimbalo (primo piano) e a Giuseppe Cino, i cui ornamenti risultano di gran lunga più effervescenti.

Anfiteatro Romano a Lecce
Anfiteatro Romano

Il colpo d’occhio che la città riserva è tutto per la scenografica piazza Duomo i cui edifici, disposti uno accanto all’altro - il Duomo, il Campanile, il palazzo del Vescovo e il palazzo del Seminario - sembrano assolvere la funzione di quinta teatrale, da secoli aperta all’ammirazione per la sua unicità architettonica e stilistica. All’immaginazione barocca fa da contro canto un volto meno originale della città, uno stile espresso con ornamenti raccolti altrove e perciò estranei all’indole dei leccesi, che passano distratti dinanzi alle ville eclettiche dei primi viali extramurali della città antica e dinanzi all’Obelisco, benché in esso vi sia rappresentato il delfino con in bocca la mezzaluna, emblema di rigenerazione, saggezza e prudenza.

La capitale del barocco nella top ten mondiale di Lonely Planet

Già definita "Firenze del Sud" ed "Atene delle Puglie", Lecce ora brilla anche tra le capitali delle belle vacanze che non costano troppo. La casa editrice australiana "Lonely Planet" l’ha infatti premiata inserendola - unica città italiana - nel Best in travel 2010, ovvero tra le dieci destinazioni più appealing del mondo in termini di rapporto qualità-prezzo. Nella “top ten" anche Istanbul, Abu Dhabi, Kyoto, Sarajevo, Cork (Irlanda), Charleston (Sud Carolina), Cuenca (Ecuador), Vancouver, Singapore.





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