La Geologia
Mancano in Puglia terreni delle ere geologiche più antiche. I suoi terreni, infatti, appartengono alle ere mesozoica, cenozoica e neozoica, dette anche rispettivamente secondaria, terziaria e quaternaria.
Isola del Faro a Vieste
Il fondo marino, intanto, lentamente si sollevava, sì che ad un certo momento talune formazioni rocciose emersero dal mare. Successivamente, mentre nel fondo marino si depositavano rocce di natura diversa, nel così detto mare pliocenico già erano presenti dei gruppi insulari, rappresentati dal Gargano, dalle Murge, dalle elevazioni della penisola salentina. Continuando il sollevamento del fondo marino, sia pure per fasi alterne e con variabile intensità, i gruppi insulari gradatamente si saldarono tra loro, con l’Appennino e con il resto della penisola italiana. Nel pleistocene, vale a dire nel primo periodo dell’era quaternaria, la Puglia era già emersa, ed il suo aspetto, nelle linee essenziali, già corrispondeva alle forme attuali. Residui bracci di mare, che variamente s’incuneavano nella terra, furono successivamente colmati da depositi di origine alluvionale ed organica.
Sulla nuova terra, intanto, comincio l’azione trasformatrice degli agenti esogeni. La pioggia ed il vento mossero all’attacco della coltre rocciosa sovrastante i calcari, che venne pian piano erosa, smantellata, trasportata e depositata nelle zone più basse e nel fondo del mare; nelle aree elevate invece, gli strati calcarei sottostanti cominciarono ad affiorare. Tali strati, inoltre, erano permeabili perché variamente fratturati dalle spinte orogenetiche.
L’acqua piovana, quindi, non potè più scorrere alla superficie del suolo, ma in gran parte penetrava nell’interno della roccia. Diminuì pertanto l’azione erosiva superficiale delle acque meteoriche scorrenti e dilavanti, e la regione poté conservare nel tempo le linee fondamentali del suo contorno molle e lievemente ondulato, senza assumere forme accidentate ed aspre. Divenne intensa, invece, l’azione chimica della pioggia, e la regione, sia in superficie che nel sottosuolo, assunse sempre più i suoi aspetti carsici.
La regione pugliese, dunque, nelle zone alte è costituita da strati di roccia calcarea, che nelle aree basse e piane sono più o meno profondi, perché ricoperti da formazioni rocciose di origine geologica più recente. La vasta pianura del Tavoliere, ultima ad emergere dal mare, è pleistocenica, s’è formata cioè nel primo periodo dell’era quaternaria. Di origine geologica ancora più recente sono le distese sabbiose litoranee d’origine marina, taluni terreni alluvionali vicini alla costa, i materiali sabbiosi e ghiaiosi presenti lungo il corso dei torrenti.
L’azione dissolvente dell’acqua meteorica sui calcari dà come residuo insolubile la cosiddetta “terra rossa”; questa, pertanto, sotto forma di sottile strato, viene a trovarsi al di sopra della roccia calcarea, oppure, erosa e trasportata dall’acqua, risulta depositata negli anfratti del terreno, negli avvallamenti e nelle conche. Lo spessore della terra rossa è quindi variabile e dipende dall’altitudine, dalle forme del suolo, dalla stessa copertura vegetale. Data la sua notevole fertilità, la sua consistenza è fattore fondamentale dei tipi e delle forme di coltura, dello sviluppo economico e civile della popolazione. Sulla regione così emersa e geologicamente così conformata, intanto, si diffondevano gradatamente e si evolvevano la vegetazione e la fauna. L’attività dell’uomo poté perciò rapidamente affermarsi e dare inizio alle primitive forme di civiltà.
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